Nel pentolone: valori e multinazionali

By intothepot, 12/14/2013

Non ha suscitato molto scalpore l’articolo “Dobbiamo reagire”, nonostante ciò vorrei continuare.

Per tutti quelli scettici vorrei fare una dichiarazione: io credo davvero in questo blog. Anche se dovessimo rimanere in quattro gatti, continuerei a crederci sempre. Anche se una sola persona nel mondo ha riflettuto e magari iniziato a fare qualcosa di diverso nella sua vita, qualcosa di positivo, ha solamente pensato, ragionato, considerato nuove prospettive per una notte, ne sarà valsa la pena. Non sono patetica, sono sincera. Oggigiorno, troppo spesso, il cinismo regna su tutto, forse sarà perché oramai “fa figo”. Con la famosa scusa dell’utopia, ce ne freghiamo di tutto. A volte mi sento sola nelle mie idee, ma qualcuno o qualcosa, prima o poi, mi aiuteranno a gridarle ancora più forte e magari chissà, a reagire ancora di più.

Le multinazionali oramai governano il mondo, soprattutto quelle farmaceutiche.

Il web non mi ha deluso, perché ho trovato diversi articoli a riguardo, quindi, seguendo la mia filosofia, non vi riscriverò cose che, con un po’ d’impegno, potrete trovare anche voi. Con i miei scritti cerco di far riflettere, di dare iniziativa alle persone. Cerco di mettere la pulce nell’orecchio, perché, in fondo, le persone vanno spronate, hanno bisogno di motivazioni, di fattori stimolanti, hanno bisogno di non sentirsi sole nelle loro scelte. Cerco di far capire il mio punto di vista, provo a indurre ad una riflessione, anche se è molto difficile, perché, come si suol dire, le abitudini sono le ultime a morire ed in questo caso, le idee sono le ultime che si fanno cambiare. Solo una persona che nasconde già l’idea, che voglio condividere, nel suo subconscio potrà seguirmi. Altrimenti sarà un’impresa molto ardua, ma non tanto ardua da scoraggiarmi. Le idee si alimentano con il confronto, si alimentano scontrandosi con altre idee, si devono nutrire ed io spero che troverò qualcuno che la pensi come me, con cui farmi forza e qualcuno che, non pensandola come me, farà sì che io continui a pensarla come la penso. Frase contorta, ma di senso.

Come detto, le multinazionali ci governano ed i governi ci controllano. Non si ha ancora il pieno coraggio di fare qualcosa di più concreto di un “non acquisto”? Ok, almeno non acquistate dalle multinazionali. Praticamente tutto deriva dalle multinazionali? Ok, ma ci sono aziende ed aziende, non tutto deriva da esse. Visto che non voglio sembrare autoritaria, parlerò per me, senza dare consigli, almeno per questa volta, anche perché sono consigli piuttosto forti (dipende dalla prospettiva) per chi non è abituato. Io non acquisto cose in più, non vado al McDonald’s (certo, i miei errori, in passato, li ho fatti), acquisto prodotti cruelty-free, questo punto è importante, perché mi manda a sbattere contro aziende, delle quali per ora non posso confermare a pieno il profilo etico, che però mi trasmettono più fiducia, dal punto di vista animalista e ambientalista. Come scritto in un mio articolo precedente, ricercate solo ed unicamente il simbolo che vedete qui sotto, perché tutti gli altri non sono etici, come vogliono far credere. Visto che c’ero ho voluto ricordarlo. Leapingbunny

L’acquisto di prodotti unicamente eco-bio e cruelty-free è già un grande passo. Non farà finire la fame nel mondo, ma per tutti quelli che sono lontani dal mio modo di vedere le cose, è già un inizio. Non lo chiamerei nemmeno inizio, ma ci siamo più o meno.

Evitare le multinazionali è davvero complicato, anche perché bisogna fare i conti con tutte quelle aziende che fanno capolinea sempre lì, sempre alla multinazionale. E’ difficile, ma volere è potere. Credetemi! E’ difficile, a volte disarmante, ma fattibile.

Vi segnalo un’immagine che racchiude in parte il concetto che voglio spiegarvi, della serie “pesce grande controlla pesce piccolo”. Multinazionali

Il bello del “non scrivere per o per conto di qualcuno” è che posso scrivere ciò che io voglio veramente, perché si sa che anche il più indipendente dei giornalisti è subordinato a delle regole e che il suo articolo, per quanto si voglia far credere il contrario, sarà sempre subordinato alle regole del direttore di turno, del capo di turno, alle regole dell’azienda di turno per cui si lavora; per me, invece, niente regole. Non vengo pagata? Meglio così, meglio squattrinata che bugiarda. I principi non si comprano, nemmeno per dieci milioni di Euro e se non mi credete, sfido qualcuno ad offrirmeli. Sempre perché ho dato il via a questo blog che ho potuto fare digressioni come quest’ultima.

Cercate di informarvi sulle cose che comprate. Qualsiasi cosa voi compriate informatevi sempre su di essa e sul come sia finita su quello scaffale da cui la prendete e di conseguenza siate pronti a fare delle rinunce. Anche solamente sperare in un blocco del mercato internazionale mi dà fiducia, le idee sono impossibili solo quando non ci si crede. Sperare in una revisione della società ed in una dei principi sui quali si fonda non fa, di certo, male alla mia salute. Condannare la cultura capitalista è sempre gratificante, per me. Altro che società a piramide, la piramide gliela metterei al culo di chi si vende per soldi, a chi cambia le proprie idee quando vede una mazzetta, a chi per una macchina con una cilindrata più grossa si venderebbe pure sua madre, a chi se ne fotte dei problemi altrui, grandi o piccoli che siano, a chi pensa solo a se stesso o a chi per una carriera è disposto a mettere i piedi in testa alle persone.

E dopo questa, per ora, vi saluto.

Ho messo tante cose in questo pentolone di articolo, non per nulla questo blog si chiama “Into the pot”. E’ un articolo che apparentemente non ha né capo né coda, avrà senso solo per chi un senso glielo vorrà dare.

Arielle T.

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