La mente delegante

By intothepot, 12/04/2021

Vi ricordate quando, agli albori, iniziavo i miei articoli con la definizione da dizionario della parola chiave con cui racchiudevo il succo di tutto il mio scrivere? Ebbene, oggi inizieremo proprio così!

Delega: autorizzazione scritta mediante la quale una persona conferisce a un’altra il potere di rappresentarla.

Arrivo subito al dunque, come da mia consuetudine: il cittadino vive di delega, è un delegante per la vita. Quest’ultimo è arrivato, persino, a delegare le scelte riguardanti il suo stato di salute! Ed oggi, con estrema arroganza, arroganza appartenente solo agli stolti, giunge addirittura ad innalzarsi ad aspirante dittatore sanitario; il vicino di casa, dunque, si eleva a sommo della conoscenza medica, aggiungendo anche un po’ di conoscenza del codice civile e penale, nonché della costituzione del suo bel Paese, diventando così il supremo di intruglio conoscitivo vario che gli conferisce il potere indiscusso di giudicare e dettare ordini ai suoi connazionali.

Nella realtà, però, si incontra un cittadino medio, nonché quello meno medio e più medio, che sa molto poco e quel molto poco, forse, non è nemmeno classificabile come sapere.

Il medico per titolo, dal canto suo, si presenta ancor più mediocre, mediocre nel linguaggio, mediocre nell’esposizione argomentativa, mediocre nella conoscenza, mediocre nella considerazione dei pazienti, mediocre nella sua professione, insomma i titoli non fanno primavera, semmai fanno busta paga.

Ritornando alla questione cardine del presente articolo, la mia domanda sorge spontanea: per quale motivo spingersi a tanto, spingersi così in là da delegare anche la propria salute, ovverosia la propria vita agli altri? Si può arrivare ad avere una così bassa considerazione di sé? La risposta me la canto da sola: certo che si può e tutto ciò, da oggi, ha anche un nome: stupidità.

L’arte del delegare appartiene ai prescelti, coloro tanto stupidi da non avere un cervello per leggere, capire, riflettere, elaborare e, magari iddio, avere un pensiero proprio.

La scienza non è degli scienziati, ma di coloro che, con interesse e volontà di conoscere, esaminano, ponderano, intuiscono e pensano!

Tutto si può trovare se tutto si cerca.

Non affiderei mai la mia salute ad una persona di cui vanto sono meri titoli accademici. L’intenzione di crescita intellettuale ed umana, la mai statica conoscenza e l’umiltà di voler sapere ogni giorno di più sono le vere fondamenta di un animo studioso che, forse, un giorno lontano (molto lontano) potrà permettersi di dialogare di salute e scelte mediche con il suo prossimo. Il dialogo è unione delle parti, l’intento di guarire dovrebbe essere denominatore comune fra il paziente ed il medico, invece quest’ultimo non è altro che la mano allungata delle multinazionali del farmaco.

Non ho l’ardire di consigliare nessuno, anzi lungi da me. Non ne ho né la volontà né l’interesse, ma un piccolo, effimero suggerimento vorrei scrivervelo: leggete tanto, senza pregiudizi; dialogate, senza pudore, di argomenti che magari, fino ad oggi, non avevate mai pensato di affrontare; siate volenterosi di conoscenza, oltre ogni confine intellettuale; siate tutto ciò per cui Into the Pot è nato, ovvero siate la curiosità, siate voi la conoscenza, siate la sventatezza, l’azzardo di essere pensanti!

Stay curious… and informed! Ed in questi tempi bui, stay strong!

 

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