La solidarietà: non si può né insegnare né apprendere

By intothepot, 10/07/2014

Sono venuta a conoscenza di un sito che mi sembra doveroso farvi conoscere, il sito in questione è www.romaltruista.it dove si cerca di promuovere progetti di volontariato a beneficio di persone senza una fissa dimora, immigrati, bambini malati e famiglie povere, attraverso opere di raccolta e distribuzione di cibo e vestiario, ma anche con progetti di divulgazione letteraria dedicata ad ecologia ed animali.

In questo sito, vi è anche una sezione dedicata ai volontari che vogliono raccontare, descrivere e condividere le proprie esperienze. Proprio leggendo uno di questi racconti, sono rimasta colpita dalla bellezza delle parole che una volontaria ha scritto e che qui riporto testualmente:

“…. Spinta dal desiderio di poter essere utile, per stare bene con me stessa e sentirmi viva. Ero stanca di passare il tempo a vivere solo per me…. Il termine solidarietà deriva dal latino solidum che vuol dire solido, compatto. Società deriva dal latino societas che vuol dire alleato, unione di individui; i due termini hanno la stessa radice etimologica. Una società è forte se ogni parte è tenuta salda da tutte le altre. L’art 4 costituzione italiana dice che: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. La solidarietà è quindi la compattezza del corpo sociale, il suo essere massiccio – e ci spiega che la forza di un corpo sta nella sua coesione. Una società solidale è una società solida…. ”

Credo che la solidarietà sia ancora un concetto totalmente estraneo alla massa, come credo lo sia il termine sensibilità che il dizionario mi insegna essere “l’inclinazione a recepire, a farsi influenzare da stimoli di carattere affettivo ed emotivo.” Si può spiegare cosa sia la sensibilità, ma non come provarla. Sensibili ci si nasce, non ci si diventa, si possono insegnare tante cose, ma non si può insegnare un sentimento, un’emozione od una sensazione. Solo il nostro corpo e la nostra mente sono in grado di sviluppare una certa intelligenza emotiva, una certa predisposizione all’empatia, alla devozione verso il “far del bene” e verso la fratellanza.

Ho incontrato spesso persone che si definivano “sensibili”, ma non notavo nessun sintomo che mi permettesse di definirle tali. Forse non capivano che la sensibilità è tale se provata nei confronti altrui, non nei confronti di noi stessi, cosa ben diversa e definita con un altro termine, quello di egoismo.

E’ molto più facile essere egoisti piuttosto che dedicarsi ai più bisognosi o a coloro che sono in situazioni di svantaggio, perché si fatica di meno e quella poca fatica è incentrata su di noi, quindi perché affaticarsi il doppio per gli altri, quando si può faticare di meno, avendo per sé tutti i benefici? Ragionamento agghiacciante, ma di fatto è quello che la maggior parte delle persone fanno. Devo però ammettere di non essere sorpresa, perché la società attuale promuove l’egoismo e l’individualità. Si influenzano le masse, facendo credere loro di poter essere felici solamente se si concentrano sul proprio ego, come se fosse l’unica cosa che porta benessere e soddisfazione. Le attività solidali sono un qualcosa che, prima di portare beneficio alle persone che si vogliono aiutare, portano un’immensa soddisfazione e una grandissima ricompensa emotiva a chi le sta facendo. Provare per credere. Molto spesso, si pensa che dedicare del tempo agli altri porti via del tempo a noi stessi. Chi pensa ciò non ha la minima idea di quanto si stia sbagliando. Donare il nostro tempo e le nostre energie a fare del bene verso chi ha di meno, non ci toglie nulla, anzi ci regala momenti di empatia e di condivisione che non si possono provare facilmente. Purtroppo non si può convincere nessuno a diventare ciò che non è. In un mondo dove vince la filosofia del “guarda e passa”, ci sono persone che, contro tutti e tutto, si fermano, ascoltano e fanno del loro meglio, per portare una ventata nuova di principi e di morale. Non è facile essere “buoni” in una società che alimenta il bene solo in apparenza, mentre ci sprona a fare a gara a chi arriva più in alto nella piramide sociale, costruita con sopraffazione e amor di sé. Come scritto in un articolo precedente, ci sono delle grandi scelte che non fanno per tutti ed alcuni non sono degni di farle.

Vorrei concludere con due stupende ed emozionanti citazioni, la prima di Mahatma Gandhi e la seconda di Nelson Rolihlahla Mandela:

“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.”

“Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli”.

E’ facile parlare, difficile è fare i fatti. E’ come nuotare controcorrente, ci si perde in un mare tortuoso fatto da persone che ti invitano ad essere come loro, ti dicono di essere come le persone che vedi intorno a te, come la maggioranza ed appena un pensiero positivo ti naviga per la mente, la società con i suoi messaggi sbagliati ed inopportuni ti riportano dove lei vuole che tu stia, a passo con gli altri, in linea con i principi che essa trasmette e possibilmente a testa bassa.

 Arielle T.

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