Io la penso così e voi?

By intothepot, 12/21/2013

Ogni qual volta che, con un eventuale amico di turno, con un parente capitato per caso, con un conoscente o con una qualsiasi altra persona, io abbia iniziato uno scambio di opinioni “socio-politiche”, essi si sono sempre conclusi nello stesso modo, ovvero con una sfilza di ragioni, più o meno definibili “scuse”, che scagionerebbero gli interlocutori, se mi concedete il termine scagionare, da un eventuale “lotta” per smuovere le cose in Italia ed altrove. Vi faccio qualche esempio della serie “io no”:

“La rivoluzione la devono fare i giovani, mica posso scendere in piazza io che ho 50 anni”.

“Io ho troppo da perdere, mica posso scendere in piazza, deve andare avanti chi ha di meno”.

“Deve far qualcosa chi ha i soldi, mica io. Le cose possono essere cambiate da chi ha il potere, mica dal basso”.

– “Ma che fai? Lotta contro il potere? Ma il mondo è sempre girato così, che ti vuoi ammalare? Ma sei giovane, goditi la vita”.

– “Ma ho da fare. Devo costruirmi la vita. La carriera. Non posso.”

 

Purtroppo, senza accorgersene, siamo schiavi di una società che ci porta ad essere sempre più apatici, ci rende passivi e ci spinge a rimanere nel torpore mentale più profondo. 1382118_569869109753481_179247417_n

Un punto a sfavore dell’indipendenza del pensiero è quello dell’istituzione scolastica che non forma gli allievi come dovrebbe: materiale di studio inadatto e professori palesemente schierati politicamente e, per di più, falsamente obiettivi, che formano lo studente a loro immagine e somiglianza. E non ditemi che non è vero. Se non è vero, congratulazioni, o sei stato fortunato o sei stato plasmato. Uno studente che vuole compiacere i professori, è l’uomo (o la donna) di domani che compiacerà il datore di lavoro di turno. E ricordate che quest’ultimo potrebbe non avere sempre ragione. La stessa storia, sempre la stessa sinfonia che si ripete, nei miei articoli e nella vita. Il medico indottrinato, l’avvocato arrivista, il giornalista corrotto moralmente, l’economista che parla di un’economia che gira solo per i ricchi, il giudice politicizzato corrotto a sua volta, il direttore di banca usuraio, il notaio avido: purtroppo, i soldi comprerebbero anche Gesù Cristo.

Uomini e donne che farebbero di tutto per un aumento di stipendio o per un salto di carriera. Ci si dimentica di tutto e di tutti, quando si pensa al proprio ego.

A volte, anzi spesso, mi hanno chiesto l’orientamento politico e mi sono trovata in seria difficoltà nel trovare una risposta. Non mi posso certamente definire di destra, perché, come i miei cari prodi sapranno, sono tutto tranne capitalista, anzi è proprio quello che sto cercando di combattere, il capitalismo e la voglia di soldi, di arrivismo e la fame di potere che porta una società basata su quel principio, però non posso certo definirmi comunista o di sinistra, perché si dovrebbe analizzare ogni punto con accuratezza e per di più non posso essere così facilmente “catalogabile”. Perché? Perché, semplicemente, ragiono con la mia testa. Non sono nulla, se non un essere umano pensante e rispettoso delle persone. Le mie idee non sono di natura politica, sono di natura umana. Il rispetto, l’uguaglianza e la libertà non sono principi classificabili entro un certo partito politico, perché dovrebbero essere alla base di ogni pensiero. Ci sono principi che non dovrebbero essere personali o soggettivi, ma dovrebbero essere alla base di una sola coscienza: quella della razza umana. Ci sono fondamenta su cui una società si forma che non possono essere rimosse. Non sono nata su un pianeta da sola, non sono confinata in un territorio. Sono stata messa al mondo per vivere e convivere, il proprio personale percorso di vita non deve prevalere sul percorso di qualcun’altro, la convivenza va rispettata. Non posso pensare di fare soldi per me stesso, quando altri soffrono la fame. Ma se qualche scemo ha scritto la dichiarazione universale dei diritti umani ci sarà un motivo o no? E chi dovrebbe farla rispettare, se non noi? Non possiamo permettere che il nord del mondo si arricchisca con le fatiche fatte dalle popolazioni più povere. Le lobbies vanno fermate. Il potere va ridistribuito. Il potere è di tutti, non possiamo permettere che i potenti, le banche, le multinazionali del potere mettano ancora i piedi in testa ai più deboli. Il boicottaggio, come spiegato precedentemente nel blog, potrebbe non essere l’azione più giusta, ma di certo è un’azione. Un’azione che di sicuro porterebbe a qualcosa, se fatta in massa, ma, anche qui, entra in gioco il fattore “ma a me che mi frega di boicottare. Io non rinuncerei a nulla di quello che sono abituato a comprare”. Eh sì, nessuno rinuncia a nulla. Figuratevi, che c’è gente che si stanca a firmare petizioni online. Ah, il culo caldo, che cosa beata. Purtroppo, conosco persone che si lamentano, come se fossero bambini del terzo mondo costretti a camminare per ore con secchi di acqua in testa.llll

Succo del discorso: perché non facciamo qualcosa insieme? Perché non uniamo le forze per fare qualcosa di concreto? Perché insieme non sensibilizziamo le persone a certi temi, che, magari, anche se non ci toccano personalmente, sono importanti per gli altri e per la nostra coscienza? Perché non spendere un po’ più di tempo a pensare agli altri piuttosto che chattare su Facebook?

Scusate il mio articolo senza confini e senza regole. Volevo dare sfogo alla mia mente e spero che abbia toccato qualche punto della vostra.

Ricordare che ogni singola goccia è importante in un oceano.

 

Arielle T.

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