A buon intenditore poche parole

By intothepot, 12/27/2013

Sono stata “accusata” di non aver spiegato bene ciò che volevo comunicare col mio ultimo post/articolo. Quindi, come recita il titolo, a buon intenditore poche parole.

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Il mio ultimo pezzo è stato, per così dire, di getto. Quasi si è scritto da solo. Volevo, ancora una volta, provare a smuovere un po’ le coscienze e a far guardare da un’altra prospettiva il mondo di oggi. Magari mi ripeto, perché potrei averlo già scritto, (l’età avanza) ma una domanda che mi faccio spesso è la seguente: “Se un extraterrestre venisse a contatto con il nostro pianeta, cosa penserebbe?” A me non vengono molte risposte, me ne girano in mente alcune e non hanno un linguaggio roseo, la più gettonata è che ci chiamerebbe, usando chissà quale idioma, degli emeriti deficienti. Perché? Cosa vedrebbe per definirci in tal modo? Il potere in mano a pochi (frase populista? Qualcuno mi contraddica con argomentazioni serie, prego), questi pochi che riempiono le menti della grande massa (massa dei Paesi che oramai siamo abituati a chiamare sviluppati e così li chiameremo) con menzogne di ogni genere fingendo che ci sia ancora un briciolo di umiltà e umanità, un briciolo di pudore, un barlume di ragione, ma chi ci crede più? Solo i creduloni, che credono che l’Africa sia un Paese sottosviluppato perché le persone di colore sono meno intelligenti e che quindi non hanno saputo far nascere una società degna di tale nome.

E poi, cosa vedrebbe l’extraterrestre? Milionari vivere sotto lo stesso cielo con poveri la cui unica disgrazia è essere nati. Gente che lavora per pochi spiccioli al giorno per mantenersi e mantenere la propria famiglia, bambini che lavorano sottopagati (ma aspettate, bambini che lavorano? Qui, il nostro extraterrestre ci denuncerebbe, se esistessero, alle autorità di competenza dell’Universo per maltrattamenti belli e buoni), persone che non hanno nulla e non fatemi essere ripetitiva, vi prego, larga lettura ai miei articoli precedenti, vi farete presto un’idea del mondo di merda in cui viviamo. Per non parlare dell’ipocrisia che l’extraterrestre vedrebbe negli occhi delle persone che, anche se sono degne di un oscar per le performance di finto altruismo, se ne fottono altamente delle molte più persone che vivono a poca distanza da loro e che nascono praticamente in attesa di morire.

Vorrei raccontarvi un piccolo aneddoto, forse non molto esemplificativo, ma la voglia di scriverlo è tanta e poi, come detto prima, a buon intenditore….

E’ stato organizzato un evento di beneficienza per raccogliere degli oggetti, quali coperte e cose simili, da destinare agli immigrati fermi a Lampedusa. L’evento si è poi svolto con grande successo e sono state raccolte, inaspettatamente, molte cose, talmente tante che, ovviamente, servono fondi per fare una grande spedizione. Questi fondi, è possibile che non sono stati ancora trovati? Io la sparò grossa, mettiamo il caso che ci servano mille Euro, è ancora possibile che non si siano trovate cento persone disposte a fare una colletta di dieci Euro ciascuna per completare la spedizione? E’ possibile che non si sia riusciti a dare un senso all’evento, solo perché nessuno vuole togliersi di tasca dieci fottuti Euro? Ho parlato di cento persone, non di far muovere le masse a ritmo di macarena, ma quello forse sarebbe più facile. Adesso, toglietemi un dubbio. Perché l’evento è stato fatto? Quale era lo scopo? Lo scopo dichiarato di fare beneficienza o lo scopo non dichiarato di farsi pubblicità? Possibile che con la raccolta di tutto il materiale procurato durante lo svolgimento di questo evento, nessuno e dico nessuno si sia preso la briga di dire “Ragazzi, dobbiamo spedire tutta questa roba a quella gente bisognosa”. Scusate, ma credo che la parola beneficienza, oramai, sia solo una delle tante parole usate per attirare l’attenzione.

Un dettaglio che vorrei spiegare e chiarire ora è cosa significa essere bisognosi. Di cosa hanno bisogno i poveri, gli sfruttati, gli immigrati o gli aspiranti tali che muoiono ancora prima di arrivare alla meta prescelta? Ci dicono che hanno bisogno di donazioni di denaro, di tante e tante cose (per carità, tutto vero), ma si tralasciano gli elementi che sono molto più importanti del denaro stesso, ovvero il cambiamento e l’unione! Dobbiamo cambiare tutti noi, dobbiamo cambiare il modo in cui gira questa società, altrimenti se nulla cambia la società e le disuguaglianze resteranno le stesse!

Mettiamo caso che io, senza bisogno di fare chissà quale raccolta fondi, domani divento la donna più ricca del mondo e che ho talmente tanti soldi che io posso dare cibo, acqua potabile, un tetto sulla testa e dei vestiti a tutti quelli che non ne hanno. Ora cosa cambierebbe? Sicuramente quelle persone sarebbero meno soggette a rischio malattie dovute alla scarsa igiene, non sarebbero malnutrite e non sentirebbero freddo e sarebbe già un grandissimo passo, MA IL PROBLEMA RESTEREBBE SEMPRE LO STESSO!

Multinazionali che sfruttano la manodopera, multinazionali che coltivano usando sostanze chimiche che stanno uccidendo mezza America Latina e non solo. Il problema delle diseguaglianze, delle multinazionali assassine che mangiano sulla testa dei più deboli (e di conseguenza anche noi mangiamo un bel piatto sul loro capo, perché siamo noi i consumatori dei prodotti delle multinazionali o sbaglio?) non si cancellerà mai se non cambiamo le nostri azioni! Non possiamo lasciare che le banche, i governi e le grandi poche multinazionali governino il mondo, facendoci credere che sia giusto così e che noi abbiamo bisogno di loro. Noi abbiamo bisogno di unirci per poter cambiare le cose! Non abbiamo bisogno delle bugie che i governi ci dicono per giustificare la pressione fiscale e le tante altre ingiustizie che i governi attuano sul popolo! Ma ve le devo davvero elencare? Loro fanno il debito ed io lo devo pagare? Ma non è ora di svegliarsi? Non è ora che ci uniamo per fare qualcosa di concreto? O la pigrizia la fa da padrona?

Se il desiderio di cambiare le cose cresce in noi cresceranno anche le possibilità di riuscita, di riuscita nell’intento di dare una vita dignitosa a tutti e di rispettare la tanto acclamata, ma mai rispettata, Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Io ci credo, e voi?

Per correttezza, devo dirvi che una persona vicina agli organizzatori della serata per la raccolta fondi, citata nell’articolo, mi ha riferito che forse i fondi sono stati trovati. Sottoscrivo il forse.

Purtroppo il succo resta quello, datemi della populista, ma la gente nel 2014 morirà ancora di fame e morirà schiacciata da chi ha il potere e da noi che non facciamo nulla per far sì che lo cose cambino. Forse perché fare qualcosa uniti significherebbe faticare? Significherebbe per gli uomini rinunciare alla partita della domenica pomeriggio e per le donne non avere il tempo di farsi asciugare lo smalto rosso sangue?

Piccola precisazione: cosa significa essere populista? Dal dizionario: avere un atteggiamento tendente ad esaltare il ruolo ed i valori delle classi popolari. Quindi se sono definita una populista, posso esserne solo che orgogliosa.

Leggete, informatevi e fate nascere in voi la voglia di partecipare al cambiamento verso un mondo migliore e verso una società con valori più profondi e meno materiali!

 

Arielle T.

Le immagini non sono di mia proprietà.

 

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